20mo. Anniversario de la beatificación de Pier Giorgio.
La signorina Wanda mi ha chiesto di introdurre oggi le conferenze. Riferirò tre cose, che al mio avviso, sono significative:
- Come ho conosciuto al Beato Pier Giorgo Frassati. L’avere saputo su di Lui ha avuto e ha ancora influenza sulle nostre attività apostoliche con i giovani, particolarmente negli Oratori che lo hanno come Patrono;
- Un aspetto della sua spiritualità che mi sembra molto importante;
- Lo sviluppo che ha avuto la nostra Congregazione del Verbo Incarnato.
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I. Come ho conosciuto al Beato Pier Giorgo Frassati
Ho conosciuto al adesso beato Pier Giorgio Frassati una cinquantina d’anni fa. Io ero giovane, appartenevo all’Azione Cattolica Argentina (ACA) e ho saputo di un giovane italiano, membro dell’Azione Cattolica Italiana, morto in odore di santità. Da quel momento Pier Giorgio fu per me un fratello, un amico, un modello da seguire, un protettore dal Cielo.
Dopo, quando ho conosciuto più della sua vita, lui fu per me un esempio che mi aiutò a vivere con più fervore il mio cristianesimo, perché lui lo aveva vissuto in plenitudine. Il suo cristianesimo non era, per così dirlo, di scrivania o di tavolino, di burocrazia, ma il suo fu un cristianesimo veramente vivo e comunicava vita. Per dirlo con una parola, ho visto in lui un uomo con spirito di principe.
«Ciò vuol dire avere spirito di principe[1], orientare l’anima per le grandi azioni… è preoccuparsi delle cose grandi… è realizzare opere grandi in ogni virtù. È essere nobile. E cosa significa essere nobile? …questo si sente e non si dice. È un uomo di cuore. È un uomo che ha qualcosa per sé e per gli altri. Sono quelli nati per comandare. Sono quelli capaci di punirsi e di punire. Sono quelli che nella propria condotta hanno messo stile. Sono quelli che non chiedono libertà, ma gerarchia. Solo quelli che si pongono leggi e le compiono… Sono quelli che sentono l’onore come la vita. Quelli che per possedersi possono darsi. Sono quelli che conoscono in ogni istante le cose per le quali si deve morire. Quelli capaci di dare le cose che nessuno obbliga e astenersi dalle cose che nessuno proibisce. Sono quelli che si ritengono sempre principianti: consideriamoci sempre principianti, senza smettere di aspirare mai a una vita più santa e più perfetta, senza fermarci mai»[2].
«Follia della croce
[180] Ma dobbiamo considerare anche un’altra cosa: la follia della Croce, perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini (1 Cor 1,23.25). Questa follia vuol dire vivere con intensità maggiore e sopra ogni cosa, lì dove cessa ogni equilibrismo, ogni calcolo, ogni “io ti do e tu mi dai”. Questa follia ha inizio quando più non si conta, né si calcola, non si pesa, né si misura. Ami solo chi ti ama? Doni solo a chi può ricambiare?, fai favori solo a coloro che poi ti ringraziano? Che importanza ha tutto questo? Non fanno così anche i pagani? (Mt 5,47).
[181] La follia della Croce consiste nel vivere le beatitudini. Beati i folli per Cristo! Saranno portati da una parte all’altra, si riderà di loro e saranno considerati ottusi, antiquati e anche mentalmente deboli: di questi è il Regno dei cieli. Beati questi folli per Cristo! Perché si sono spogliati di sé stessi e si mostrano davanti a Dio in tutta innocenza. Beati questi folli per Cristo! Nessuna saggezza del mondo potrà mai ingannarli. È la pazzia dell’amore senza limiti né misure. È benedire coloro che ci maledicono[3], è non rendere male per male (Rm 12,17). Quando il mondo ci dice: Guardate i folli! Tirano loro pietre ed essi baciano le mani di coloro che gliele tirano. Ridono e si burlano di loro ed essi pure ridono come bambini che non capiscono. Vengono colpiti, perseguitati e martirizzati ed essi ringraziano Dio che li ha considerati degni. Quando il mondo dirà questo: questo sarà il segno che andiamo bene. La follia dell’amore!, “ma la follia della Croce rende più saggi della saggezza di tutti gli uomini”»[4].
Come ho detto prima, la nostra Congregazione ha scelto a Pier Giorgio come Patrono per alcune delle suo opere apostoliche, e so, almeno, di quindici. Queste sono:
– Argentina: Oratorio nella parrocchia «Nuestra Señora de los Dolores» a San Rafael, Mendoza.
– Italia: Noviziato e Oratorio a Segni (Roma).
– Cile: due oratori. Nelle Parrocchie «Jesús el Buen Pastor» e «Nuestra Señora del Huerto» (Santiago di Cile).
– Peru: due Oratori. Nella Parrocchia «Nuestra Señora de Guadalupe» e nel «Seminario Beato Miguel A. Pro» (Arequipa).
– Spagna: due Oratori. Nella Parrocchia «Nuestra Señora de la Merced» (Manresa) e nella Parrocchia «San Cristóbal de Eixo» (Santiago di Compostela).
– Tagikistan: Oratorio nella Parrocchia «San Giuseppe» a Dusanbe.
– Albania: Tre Oratori. Uno nella parrocchia «Santa Eufemia» a Kallmet, altro nella parrocchia «Cuore Immacolato di Maria» a Kalivaç; e l’altro a Rreshen, sotto la guida delle Serve del Signore e della Vergine di Matara.
– Olanda: Oratorio nella parrocchia «San Vicenzo de Paoli», a Brunssum.
– Lituania: Oratorio nella parrocchia «Nostra Signora del Carmine», a Pompenai.
II. Un aspetto della spiritualità di Pier Giorgio
«Il vostro atteggiamento verso gli altri sia quello di Cristo»
«[…] ogni vostro sacrificio certo vi sarà ricompensato in Cielo, perché Gesù Cristo ha promesso che tutto quello che noi faremo ai poveri per Amor Suo Egli lo considererà come fatto a Se stesso. Non vogliate negare a Gesù questo Amore, a Lui che per amore infinito dell’umanità ha voluto essere nel Sacramento dell’Eucaristia, come il Nostro Consolatore e come il Pane dell’Anima»[5]. Sono parole di Pier Giorgio Frassati che troviamo in uno scritto indirizzato ai giovani, nel quale gli invita a far parte delle Conferenze di San Vicenzo e ad assumere l’impegno di servire Gesù nei fratelli più piccoli. Sono parole che, tra l’altro, rendono evidente l’amore di Pier Giorgio per Gesù, amore che se è vero, deve manifestarsi in opere concrete di carità.
A voi cari giovani che prendete in mano questo bel libro sulla vita di Pier Giorgio, definito da Giovanni Paolo Magno come l’«uomo delle Beatitudini», vi voglio adesso parlare di quello più importante che c’è nell’universo: Gesù Cristo.
Voi volete ricevere una buona formazione, volete diventare delle persone buone, giuste ed utili alla Chiesa ed alla società. Ma cosa significa formarsi bene? Cos’è la vera formazione cattolica? Come bellissimamente disse Giovanni Paolo Magno nella sua prima visita negli Stati Uniti, nel Madison Square Garden, il proposito fondamentale della educazione cattolica consiste nel presentare ai giovani Gesù Cristo, di modo che il loro atteggiamento verso gli altri sia lo stesso di Gesù[6].
Per raggiungere questo, possiamo dire che c’è un «decalogo», cioè, dieci semplici regole che possono costituire tutto un programma di vita.
- Unirsi alla sua persona
Che cosa deve cercare un giovane nella sua vita per trovare felicità? Deve fare da se stesso, nel profondo del suo cuore, in maniera personale, un’esperienza vitale di Gesù Cristo. Deve percepire che Gesù Cristo è il nostro contemporaneo, che è la realtà più attuale e la realtà più viva che esiste sulla terra, che è Colui che è «l’alfa e l’omega, principio e fine» (Ap 1, 6), ed è il «centro della storia»[7] dell’uomo sulla terra.
Che cosa significa fare esperienza di una conoscenza interna di Gesù Cristo? Per ‘interno’ intendiamo dire soprannaturale, proprio e personale di ogni uomo, cioè, una conoscenza interna di Gesù Cristo ci deve portare ad scoprire cosa accade nel più intimo del cuore di Gesù. Per questo scopo dovete unirvi alla sua Persona, Seconda della Trinità, per mezzo della fede, la speranza e la carità. Ma la fede nessuno la può dare a sé stesso: è un dono di Dio che bisogna sempre chiedere, che bisogna sempre ringraziare, e che bisogna sempre sviluppare, far crescere.
- Avere il suo Spirito
Non basta semplicemente la sola conoscenza, ma bisogna avere lo stesso spirito di Cristo. Fra le parole più dure che ci sono nelle Sacre Scritture, stanno quelle di San Paolo: «colui che non ha lo spirito di Cristo, costui non è di Cristo» (Rom 8, 9). Si può essere catechista, chierichetto, andare all’Oratorio, passare anni ed anni in Chiesa, e non avere lo spirito di Cristo; e se non si ha lo spirito di Cristo, non si è di Cristo. Si può stare in Seminario, sette anni, otto anni, nove anni, dieci anni; se quel seminarista non ha lo spirito di Cristo, quel seminarista non è di Cristo. Puoi essere sacerdote, vescovo… ma se non hai lo spirito di Cristo, non sei di Cristo. Bisogna avere lo spirito di Cristo, e lo spirito di Cristo è lo Spirito Santo. Per quel motivo bisogna imparare ad essere docili allo Spirito Santo, a sentire la sua voce quando parla al cuore, quando si fa sentire.
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Assimilare la sua dottrina
Inoltre bisogna assimilare la dottrina di Cristo. Perciò non bastano le lezioni di religione, né il catechismo; se ognuno di voi non mette l’impegno personale di continuare a formarsi, di continuare a conoscere la dottrina di Nostro Signore Gesù, di leggere i Santi Vangeli, di istruirsi leggendo, per esempio, il Catechismo della Chiesa Cattolica, non assimilerete la dottrina di Gesù Cristo, non sarà vostra. E dopo succede quello che oggi vediamo, purtroppo, in tanti posti, dove Gesù Cristo è uno sconosciuto. E vediamo come la dottrina che sostengono uomini battezzati, donne battezzate, non è quella di Gesù Cristo, è la dottrina del mondo. È quello che dice l’ultimo giornalista, nell’ultima trasmissione di televisione… Sono dei criteri puramente mondani, dei criteri che vanno diametralmente contro il Vangelo di Gesù Cristo.
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Compiere i comandamenti
Inoltre bisogna sforzarsi per compiere con la maggiore esattezza possibile i comandamenti della Legge di Dio.
Nei nostri giorni, con l’attuale sviluppo tecnologico, se tu compri un frullatore, hai bisogno del manuale per l’uso, che t’insegna come usarlo: collegarlo così, adoperarlo in un certo modo, ecc. Lo stesso accade con qualsiasi altra cosa; una macchina viene con il suo manuale per l’utente; un rasoio elettrico, la stessa cosa; un ventilatore, ecc. Tutto ha il suo manuale d’uso. Se compri una macchina nuova, ed il manuale dice che funziona con la benzina ma tu dici: «no, meglio gli metto l’acqua, che è più economica», la macchina non funzionerà, ed addirittura la puoi rovinare.
Noi, gli esseri umani, abbiamo un manuale d’uso: lo diede Dio sul monte Sinai a Mosé, nelle tavole della Legge, e sono i Dieci Comandamenti. Vuoi funzionare bene? Rispettagli, compi i Dieci comandamenti della Legge di Dio. Vuoi lasciare da parte i comandamenti della Legge di Dio? Lo puoi fare, perché la nostra libertà può portarci a scegliere delle cose che vanno contro noi stessi. Lo puoi fare, come fanno tanti, ma così andiamo, così va l’umanità ai nostri giorni: un mucchio di legni galleggianti alla deriva, che non sanno molte volte le cose più elementari, che invece conoscevano benissimo i nostri nonni, i quali pur se forse non avevano studiato tanto (non c’era la TiVú, né Internet, ecc.), sapevano cosa é vivere, e che cosa è la vita, sapevano che abbiamo dieci leggi essenziali che dobbiamo compiere se vogliamo essere felici, se vogliamo raggiungere qui in questa terra –pur se sempre ci sono delle croci— quel che è un anticipo della vita del Cielo.
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Frequentare i suoi sacramenti
Semmai hai fatto quell’esperienza vitale unica, irripetibile, non trasferibile di Gesù Cristo, avrai scoperto che a Gesù Cristo lo si conosce di una maniera molto speciale nella Santa Messa, nella comunione frequente: La «mia carne è vero cibo», il «mio sangue è vera bevanda» (Gv 6, 55); «chi mangia la mia carne, beve il mio sangue, vive in me e io in lui» (Gv 6, 56). Se hai fatto quell’esperienza di Gesù Cristo, sará facile per te andare alla Messa la Domenica. Anzi, ne sentirai il bisogno. Anche potrai perseverare nell’altro sacramento che pure devi ricevere spesso: la confessione. Confessione e comunione, comunione e confessione, confessione e comunione. Così semplice: comunione e confessione! Se non vivi così, se non fai questa esperienza, forse passando gli anni ti renderai conto di aver sprecato i migliori anni della tua vita. Sarai come tanti nostri contemporanei, nati per essere delle aquile che finiscono per essere piccioni di plastica!
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Imitare i suoi esempi
Se veramente conosci Gesù Cristo, imiterai i suoi esempi. «Abbiate gli stessi sentimenti che ebbe Cristo Gesù» (Fil 2, 5). Avere gli stessi sentimenti nel profondo del cuore. Che cosa è questo? È amare il padre, la madre, è compiere gli obblighi ed impegni propri, è essere in grado e disposto a sacrificarsi, è essere servizievole, è essere onesto, è essere buono, è essere pio, è essere puntuale, è essere uomo di parola e veritiero, è essere uno che ama fare il bene al prossimo. Avere gli stessi sentimenti che ebbe Cristo Gesù è fare quel che disse il Papa nel Madison Square Garden, cioè, operare in tale modo che il nostro atteggiamento verso gli altri sia lo stesso atteggiamento di Cristo.
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Stare in comunione con la sua Chiesa
Se siamo fedeli a Gesù Cristo, saremo fedeli alla sua Chiesa, saremo fedeli a Colui che disse a Simone: «tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16, 18). Se la tua fede è attaccata con aghi nell’anima, o se è incollata con nastro adesivo, nelle tempeste della vita, nelle difficoltà che necessariamente verranno, avrai una caduta strepitosa della tua fede; ma se la tua fede in Gesù Cristo è realmente personale, se hai fatto in realtà un’esperienza di Lui, non rallenterai né ti fermerai, succeda quel che succeda. La nostra fede deve essere salda fino alla morte, deve essere come quella dei martiri. Non è la fede qualcosa che si può comprare e vendere. La fede è la cosa più sacra che ha l’uomo sulla terra, e se non sappiamo rispettare la nostra santa fede, che cosa c’è sulla terra che l’uomo debba rispettare?
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Riconoscerlo nei fratelli
Fare esperienza di Gesù Cristo è riconoscerlo nei fratelli: «ho avuto fame e mi hai dato da mangiare, ho avuto sete e mi hai dato da bere» (Mt 25, 5). Ero di passaggio, mi hai ricevuto; non sapevo, mi hai insegnato; ero triste, mi hai consolato; ero oppresso dalle difficoltà, dalle croci, e mi hai aiutato a portarle; non avevo chi mi capisse, e tu hai detto quella parola che ha rallegrato l’anima mia.
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Vederlo nei suoi santi
Conoscere Gesù Cristo, è riconoscerlo nei suoi santi. Ci sono oggi tra noi dei veri santi, ci sono dei giovani che vogliono fare bene le cose, che non si vogliono piegare alle mode del mondo, che vogliono trionfare nonostante tutte le difficoltà che possano venire, perché sanno che dietro di loro ci sta la grazia di Dio, e che con la grazia di Dio si può, perché per Dio nulla è impossibile. Bisogna sapere riconoscerli, e averli come modelli. Quanti modelli ne abbiamo!: Santa Edith Stein, Santa Teresa di Lisieux, Santa Maria Goretti, il Beato Pier Giorgio Frassati…
- Amare sua Madre
Finalmente, se realmente hai conosciuto Gesù Cristo, devi avere un rapporto amorevole, cordiale, tenero, con la sua Madre, la Santissima Vergine Maria. Non si può conoscere Gesù se non si conosce Maria, e non si può conoscere Maria se non si conosce Gesù. Gesù e Maria, Maria e Gesù. Egli, il Figlio del Dio vivente; Lei, la Madre del Figlio di Dio. Lei volle che Gesù anticipasse la sua ora nel fare i miracoli, in Cana di Galilea (cf. Gv 2, 5s) quando praticamente lo ‘costrinse’ a cambiare l’acqua in vino. Lei adesso è disposta a chiedere al suo Figlio uno e mille miracoli per ognuno di noi, purché sia per il bene nostro. Per quel motivo, anche quando le difficoltà appaiano come insuperabili, sapete che abbiamo una Madre nel più alto dei cieli, che ci ama, che ci vuole bene, che cerca il nostro bene, che intercede per noi.
Pier Giorgio è per tutti noi esempio d’amore a Gesù Cristo. Lui a messo in pratica questo decalogo, giacché come affermava Giovanni Paolo Magno, «tutta la sua vita sembra riassumere le parole di Cristo che troviamo nel Vangelo di Giovanni: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23). Egli è anche l’uomo del nostro secolo, l’uomo moderno, l’uomo che ha tanto amato! Non è forse l’amore la cosa più necessaria al nostro secolo, dal suo inizio alla fine? Non è forse vero che soltanto questo resta, senza mai perdere la sua validità: il fatto che “ha amato”? Egli se ne è andato giovane da questo mondo, ma ha lasciato un segno nell’intero ventesimo secolo, e per l’avvenire. Egli se ne è andato da questo mondo, ma, nella potenza pasquale del suo Battesimo, può ripetere a tutti, in particolar modo alle giovani generazioni di oggi e di domani: “voi mi vedrete, perché io vivo, e voi vivrete!” (Gv 14, 19). Queste parole furono pronunciate da Gesù Cristo, mentre si congedava dagli apostoli, prima di affrontare la passione. Mi piace raccoglierle dalla bocca stessa del nostro beato, quale suadente invito a vivere di Cristo, e in Cristo. Ed è un invito valido tuttora, valido anche oggi, soprattutto per i giovani di oggi. Valido per tutti noi. Un invito valido che ci ha lasciato Pier Giorgio Frassati»[8].
La Madonna conceda ad ognuno di voi che quest’esperienza di Gesù – che mi auguro possiate fare bene – sia qualcosa di indelebile nelle vostre anime. Finalmente, quel di cui il mondo ha bisogno è di avere grandi uomini, grandi donne, che sappiano quali sono le cose per le quali vale la pena vivere e morire.
III. Lo sviluppo che ha avuto la nostra Congregazione del Verbo Incarnato.
Vedere: Video fatto per il 25° anniversario
[1] Cf. Sal 50,14, nella versione della Vulgata.
[2] Direttorio di spiritualità dell’Istituto del Verbo Incarnato, 41.
[3] Cf. Rm 12,14.
[4] Direttorio di spiritualità dell’Istituto del Verbo Incarnato, 180-181.
[5] Pier Giorgio Frassati, Lettere, Milano 1995, 355.
[6] Cf. Juan Pablo II, Discurso a los estudiantes en el Madison Square Garden, L´OR, 21 de octubre de 1979, p. 552, ed. en lengua española.
[7] Conc. Ecum. Vat. II, Constitución pastoral Gaudium et spes, sobre la Iglesia en el mundo actual, 10. 45; cf. Conc. Ecum. Vat. II, Mensajes del Concilio a la humanidad, 5; cf. Juan Pablo II, Carta encíclica Redemptor hominis, sobre Jesucristo redentor del hombre, 22.
[8] Giovanni Paolo II, Omelia nella Santa Messa di beatificazione di Pier Giorgio Frassati, Domenica, 20 maggio 1990. In http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/1990/documents/hf_jp-ii_hom_19900520_beatificaz-frassati.html.