martirologio

Premisas del Martirologio Romano

Culto de los santos – Premisas del Martirologio Romano

En el día de Todos los Santos de 2007, hacemos un resumen de las Premisas del Martirologio Romano en el Seminario Internacional San Vitaliano Papa, Segni.

I

LA SANTITÀ NELL’ECONOMIA DELLA SALVEZZA

 La vocazione universale degli uomini alla santità

Dio Padre vuole che tutti gli uomini, creati a immagi­ne della sua divinità (cf. Gen 1,26–27), siano salvati e giunga­no alla conoscenza della verità (cf. 1Tm 2,4) che è il Signore Gesù Cristo (cf. Gv 14,6), via per gli uomini al Padre (cf. Gv 14,6). Tutti, dunque, e in primo luogo i cristiani di ogni con­dizione e ordine, sono chiamati alla pienezza della vita cri­stiana e alla perfezione della carità, ad una santità che pro­muova anche all’interno della società terrena un modo di vi­vere più umano[2].

 A tal fine Dio Padre, riconducendo al Cristo tutte le cose (Ef 1,10), ha manifestato la propria volontà, la santifi­cazione dell’umanità (cf. 1Ts 4, 3), che si accresce sempre più di giorno in giorno nella vita dei cristiani per Cristo, con Cristo e in Cristo[3], a maggior gloria dell’unica e indivisa Trinità e per una feconda santità della Chiesa[4].

 Dio, infatti, poiché è Santo (cf. 1Pt 1,16), li ha libe­rati dal potere delle tenebre e trasferiti nel regno del Figlio del suo amore (cf. Col 1,13), facendoli tutti partecipi della propria santità e della virtù dello Spirito Santo, a lode e glo­ria della sua grazia (cf. Ef 1,6.12), affinché tutti divengano u­na cosa solo in Cristo Gesù (cf. Gv 11,51–52).

La santità nel mistero di Cristo

Il Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, celebrato con il Padre e il Figlio come il «solo Santo»[5], maestro, modello e fonte di ogni santità e sorgente delle virtù, ha predicato ai suoi discepoli una santità di vita, di cui egli è autore e artefi­ce: «Voi, dunque, siate perfetti, come perfetto è il Padre vo­stro celeste» (Mt 5,48)[6]. Proprio nel mistero del Padre, che è Cristo, lo Spirito Santo conferma i fedeli nel battesimo e li sprona al combattimento posto loro innanzi, al fine di otte­nere, in comunione con tutti i Santi, la corona di gloria che dura per sempre (cf. 2Tm 4,7–8; 1Cor 9,25; Ap 2,10)[7]. I fe­deli, a loro volta, secondo l’insegnamento di Cristo Gesù: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24; cf. Mc 8,34; Gv 12,26), si sforzano di farsi in lui imitatori del Salvatore, co­sicché, sostenuti da fede, speranza e carità, grazie ai fratelli che gia vivono in Cristo, trovino modelli secondo cui vivere il mistero della salvezza, si sentano stimolati dal loro insigne esempio e si affidino continuamente alla loro pia interces­sione[8].

 La santità nella vita della Chiesa

 Dio Padre, poi, nella mirabile testimonianza dei Santi feconda la sua Chiesa di sempre nuova virtù e offre ai fedeli dei segni evidenti del suo amore[9].

Anche Cristo Signore ama la Chiesa come sua sposa, fino a dare se stesso per lei per renderla santa (cf. Ef 5,25–26), e l’ha unita a sé in quanto suo Corpo, ricolmandola, a gloria di Dio, con il dono della santità[10].

Lo Spirito Santo anima lo stesso corpo di Cristo, affinché ri­ceva da lui la santità e faccia risplendere insieme a lui il re­gno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace[11]; in lui tutti i fedeli sono liberati dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio (cf. Rm 8,21).

  II

LA MEMORIA O IL CULTO DEI SANTI

 La memoria della vita di Cristo nella vita dei Santi

  1. Il Padre, che nella sua infinita clemenza per mezzo del Figlio del suo amore e creatore del genere umano e suo beni­gno redentore[12], con l’aiuto dello Spirito Santo offre ad ogni fedele nella vita dei santi un esempio, nella comunione con loro un vincolo di amore fraterno, nella loro intercessione un aiuto[13].
  2. La Chiesa, poi, professa nei Santi lo splendore della Trinità: essi, infatti, in quanto immagini della santità divina dalla quale derivano le loro stesse opere, che sono al tempo stesso manifestazione delle meraviglie di Cristo[14], rendono vi­sibile nel mondo a tutti gli uomini la presenza viva del Salva­tore e la natura fraterna della Chiesa.
  3. Ogni commemorazione liturgica dei santi nella vita della Chiesa tende, infatti, per sua propria natura, a Cristo ed ha compimento in lui, che è «corona di tutti i santi»[15], e, per mezzo suo e dello Spirito Santo, al Padre, il quale è mira­bile nei suoi santi e in essi è glorificato (cf. 2Ts 1,10)[16].
  4. La vita dei Santi, inoltre, risplende nel corso del tem­po come una continuazione o memoria della vita di Cristo sia in questo mondo, perché manifesta la gloria della sua ri­surrezione[17], sia nella gloria dei cieli ed è proposta ai fedeli come una stella che differisce da ogni altra in splendore (cf. 1Cor 15,40–41): «tutto passa, ma la gloria dei santi perdura in Cristo, che tutto rinnova, mentre lui rimane in eterno»[18].

 II culto dei santi

  1. La Chiesa pellegrina fin dai primi tempi della sua esi­stenza ha celebrato gli Apostoli e i martiri di Cristo, che con l’effusione del loro sangue hanno offerto, a imitazione del Sal­vatore sofferente sulla Croce, nella speranza della risurrezione la più alta testimonianza di fede e di carità (cf. Ap 22,14)[19].
  2. D’accordo con la genuina tradizione, i Santi sono, quindi, venerati nella Chiesa[20], che raccomanda alla speciale e filiale devozione dei fedeli la Beata sempre Vergine Maria, Madre di Dio, che Cristo ha costituito Madre dell’intera uma­nità, e promuove il vero e autentico culto degli altri santi[21].
  3. È lecito venerare con culto pubblico soltanto quei ser­vi di Dio che l’autorità della Chiesa iscrive nel novero (= categoría, clase) dei Santi o dei Beati[22]. Oggetto di venerazione sono le loro reli­quie autentiche e le loro immagini, in quanto il culto dei Santi nella Chiesa proclama le meraviglie operate da Cristo stesso nei suoi servi e offre ai fedeli opportuni modelli da imitare[23].

 La comunione dei santo nella pratica liturgica

  1. Nella sacra Liturgia tutta la Chiesa celebra con comu­ne esultanza la lode della maestà divina[24]. Tutti coloro che sono di Cristo, infatti, avendo il suo Spirito, si fondono nell’u­nica Chiesa e con lui sono uniti l’uno all’altro (cf. Ef 4,16).
  2. Se ne deduce che i Santi sono uniti più intimamente a Cristo, con maggiore fermezza consolidano nella santità tutta la Chiesa, nobilitano il culto che essa rende a Dio su questa terra e contribuiscono in vario modo a una sua più ricca edi­ficazione[25]. Nell’imitarli i fedeli, mentre seguono nel loro cammino le orme di Cristo verso il Padre, si impegnano ad aiutarsi sempre vicendevolmente; nel contemplare la loro vi­ta in Cristo, cercano anche la luce per scrutare i misteri di Dio. Nella vita dei Santi, infatti, che, pur partecipi della no­stra umanità, sono tuttavia più perfettamente trasformati a immagine di Cristo (cf. 2 Cor 3,18), Dio manifesta efficace­mente la sua presenza e il suo volto agli uomini. In essi ci parla e ci mostra un segno del suo Regno[26].

III

IL MARTIROLOGIO ROMANO

Significato e natura liturgica del Martirologio

  1.  Nel corso dei secoli il Martirologio, la cui natura litur­gica si è venuta col tempo chiarendo sempre più, è stato annoverato (= enumerado) tra i libri per le celebrazioni liturgiche atti a tributare in modo degno e conveniente il culto alla Santissima Trinità.
  2.  Le relazioni tra i più antichi Calendari liturgici e il Martirologio, con l’aggiunta di opportune indicazioni prati­che sui loro nessi reciproci e la celebrazione dei misteri divi­ni, sono sensibilmente aumentate fino all’assetto attuale, do­ve chiari risultano il fine e l’uso specificamente liturgici.

 La revisione del Martirologio

 Nei secoli il Martirologio è stato più volte aggiornato e recentemente, così come è avvenuto con la promulgazione degli altri libri liturgici riformati, appare urgente una sua re­visione a norma del Sacrosanto Concilio Ecumenico Vatica­no II, perché, dopo un’accurata opera di verifica storica, tor­ni ad essere adeguatamente in armonia con gli altri libri litur­gici del Rito romano.

 Pur senza voler sminuire il corso dell’anno liturgico, tuttavia l’elenco dei Santi e dei Beati nel Martirologio, poi­ché concerne i santi e i beati di cui al n. 15, riprende, secon­do un’antica e consolidata tradizione, il procedere dell’anno civile da gennaio a dicembre, come nel Calendario Romano.

 Il rapporto del Martirologio con gli altri libri liturgici

 … il mistero di Cristo e il culto dei Santi si fondono a tal punto l’uno con l’altro da sta­bilire nella liturgia della Chiesa delle relazioni tra il Martiro­logio e gli altri libri liturgici per la celebrazione del mistero di Cristo, in cui anche i Santi hanno parte.

L’elenco dei Santi e dei Beati nel Martirologio

 Non è scopo del Martirologio Romano, che si deve considerare come un libro liturgico, offrire un elenco esauriente di tutti i Santi e i Beati, ne presentare elogi prolissi, da cui si possano trarre e desumere trattati di edificazione asce­tica o una storia della Chiesa come famiglia di Santi e stirpe santa per divina acquisizione (cf. 1Pt 2,9; 1Ts 5,9–10; 2Ts 2,13).

 Il Martirologio riporta, invero, un elenco di memorie: anzitutto, della Beata Maria Vergine, Madre di Dio, quindi degli Angeli e, infine, dei fedeli attualmente presenti nel cul­to della Chiesa universale e di quella particolare e di ciascuna famiglia religiosa, ma non un catalogo completo di tutti colo­ro che godono della beata ed eterna visione di Dio[27].

 Per queste ragioni, il Martirologio Romano riporta i Santi iscritti nel Calendario Romano, i quali hanno una im­portanza universale nell’intera Chiesa di Rito romano  […].

IV

L’USO DEL MARTIROLOGIO

 La celebrazione dei santi o dei beati

 È necessario che ogni diocesi o famiglia religiosa ab­bia un suo Calendario Proprio[28] e che ogni Conferenza Epi­scopale elabori i Calendari Propri della sua nazione […].

 

 La lettura del Martirologio

 Gli elogi dei santi di un giorno si leggono sempre il giorno precedente.

V

I PROPRI DEL MARTIROLOGIO

 Ogni diocesi, nazione o famiglia religiosa può redige­re un Proprio del Martirologio o un’Appendice del Martiro­logio, in cui siano annoverati i santi e i beati iscritti nel Ca­lendario Proprio, ma assenti dal Martirologio Romano o ce­lebrati in un giorno diverso o provvisti di altro grado liturgi­co o il cui elogio sia parso opportuno rendere un po’ più e­steso. Tale Proprio va trasmesso alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti per ottenere la revisione e l’approvazione o conferma.

 Ad ogni modo, si eviti di redigere tali elogi ampliati seguendo i modelli letterari forniti dalle «Vite» o dalle «Leg­gende»; si renda, invece, evidente in essi, per quanto possibi­le, la vittoria pasquale di Cristo nei suoi servi e si additi ai fe­deli la grazia distintiva che ad ognuno è concessa[29]. Si osservi, inoltre, sempre con cura la fedeltà alla verità storica[30], senza introdurre elementi omiletici o di edificazione. Gli elogi non superino, in generale, la lunghezza di circa quaranta parole.

***

 Tenemos que crecer siempre en el conocimiento, amor y servicio a los Santos, para ello es una herramienta preciosa el uso del Martirologio romano.

 ¡Hagámoslo con fe!


[1] Juan Pablo II aprobó la nueva edición del Martirologio Romano el 29 de junio de 2001, de la que salió una segunda edición, corregida y aumentada, el 29 de junio de 2004. El 14 de septiembre de 2006 salió la presente edición italiana.

[2] Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n. 40.

[3] Cf. Messale Romano, dossologia delle Preghiere eucaristiche.

[4] Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n. 47.

[5] Cf. Messale Romano, inno Gloria.

[6] Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n. 40; Origene,Commentarium in Romanos 7,7: PG 14,1122B; PS.–Macario, De Oratione, 11: PG 34, 861AB; S. Tommaso D’Aquino, Summa Theol. II–II, 9, 184, a. 3.

[7] Cf. Messale Romano, Prefazio dei Santi I.

[8] Cf. Messale Romano, Prefazio dei Santi II.

[9] Ibidem.

[10] Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n. 39.

[11] Cf. Messale Romano, Prefazio di Cristo Re dell’Universo.

[12] Cf. Messale Romano, Prefazio comune III.

[13] Cf. Messale Romano, Prefazio dei Santi I.

[14] Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 111.

[15] Cf. Liturgie delle Ore, Intercessioni e invocazioni per la solennità di Tutti i Santi.

[16] Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n. 50.

[17] Cf. Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Dies Domini, 31 maggio 1998, n. 78: AAS 90 (1998) 761.

[18] Cf. S. Paolino da Nola, Carmina, XIV, 3–4: CSEL 30,67.

[19] Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n. 50.

[20] Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 111.

[21] Cf. Codice di Diritto Canonico, can. 1186.

[22] Ibidem, can. 1187.

[23] Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 111; cf. anche Codice di Diritto Canonico, can. 1188–1190.

[24] Cf. Messale Romano, Prefazi, passim.

[25] Cf. 1Cor 12,12–27; Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n. 49.

[26] Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n. 50.

[27] Cf. Ordinamento generale del Messale Romano, n. 316.

[28] Norme generali per l’ordinamento dell’Anno liturgico e del Calendario, nn. 48–55; Sacra Congregazione per il Culto Divino, Istruzione De Calendaria particularia,nn. 1–9, 12: AAS 62 (1970) 651–654.

[29] Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 92.

[30] Ibidem, 111.